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L'IMPORTANZA DEI CLUB MILITARI
di Gabriele Gentili
L’apporto dei club militari, vitale per molte discipline sportive italiane, ha un peso non indifferente anche per il ciclismo. Stiamo parlando di uno sport professionistico, quindi per legge i ciclisti non possono vestire i panni di un gruppo militare contemporaneamente alla loro appartenenza a un club, in quanto prendono un regolare stipendio statale. Ecco quindi che i team con le stellette intervengono in favore delle ragazze, che anche quando sono parte delle società del World Tour sono dilettanti a tutti gli effetti e percepiscono un rimborso spese e premi e degli Elite e Under 23 inseriti nei team di seconda e terza fascia. Questo sistema si sta rivelando fondamentale per dare un sostegno a tutti coloro che intendono il ciclismo come una multidisciplina: non è un caso che tutti i tesserati per le società militari, soprattutto le donne, abbinino alla strada anche la pista oppure il ciclocross o la Mtb e proprio il loro aiuto è una spinta decisiva per cambiare la mentalità esistente nel nostro Paese.

Chiariamo subito un punto: in Italia quando passi alla strada, i team gradiscono poco altre “distrazioni”, sono abituati alla vecchia maniera, a menare km su km, gare su gare per dare visibilità agli sponsor. Il ciclismo del terzo millennio è però qualcosa di diverso e non c’è bisogno di scomodare i vari Van Der Poel o Van Aert (ma anche Ganna o Viviani, che proprio dalla pista hanno tratto spinta e ispirazione per i loro successi su strada, grazie però a team stranieri) per capirlo. In campo femminile il discorso è diverso, c’è un’altra sensibilità e non è un caso se quasi tutte le migliori azzurre (possiamo togliere dal mazzo solo la Longo Borghini e la Bastianelli) emergano tanto su strada quanto su pista, dove anzi hanno grandi chance di successo nelle principali manifestazioni internazionali. Non sono specialità in contrasto, all’estero lo hanno capito da tempo, i risultati lo stanno dimostrando anche da noi.

Proprio grazie alla pista, ad esempio, Marta Cavalli (affiliata alle Fiamme Oro e che gareggia per la FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope) è molto cresciuta nell’ultimo anno, le sue abilità da passista le hanno consentito di fare un salto di qualità notevole tanto da farle ottenere risultati anche in prove dalle altimetrie pronunciate. Del sodalizio della Polizia di Stato fa parte anche Marta Balsamo, campionessa europea a più riprese sia su strada che su pista, ritenuta insieme a Letizia Paternoster (appartenente alle Fiamme Azzurre) la grande speranza per il futuro, a partire da Tokyo 2021.

Nel complesso sono inserite nei club militari 22 ragazze e 8 ragazzi e tutti loro fanno almeno due discipline ciclistiche. Quel connubio con la vita militare (che per molti ciclisti ha permesso anche di avere una vita lavorativa seguente l’addio alla bici) tanto criticato in altri ambiti sportivi, nelle due ruote si sta rivelando una ricetta vincente per ridare slancio al movimento, seguendo un concetto che è ormai irrinunciabile: avere la mente aperta e non guardare solamente alla strada, sicuramente il mondo più evoluto e economicamente gratificante, ma non il solo.
Credito foto homepage: società fiamme oro
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7