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TOKYO 2021: CI SARA', MA A QUALI CONDIZIONI?
di CicloZeman
La grande paura è passata. Non nascondiamocelo: vedere l’Italia presente a Tokyo 2021 senza inno e bandiera sarebbe stato come mangiare un cono senza gelato, secondo una metafora tanto cara a Charlie Brown. Già la lunghissima attesa verso la prima edizione dei Giochi Olimpici posticipata di un anno sta logorando, togliere anche i nostri vessilli sarebbe stata un’ulteriore beffa. Il Cio ha preso atto del decreto attuato dal Governo prima delle sue dimissioni, appena un giorno prima della scadenza ultima e ha cancellato le minacciate sanzioni. L’Italia sarà a Tokyo, al massimo delle sue condizioni.

Le discussioni sull’eventualità io meno che i Giochi si facciano sono ormai all’ordine del giorno, per certi versi anche stucchevoli. Il Cio un giorno sì e l’altro pure assicura che i Giochi si svolgeranno ad ogni costo, il problema semmai è il “come”: è chiaro a tutti che per il prossimo luglio, quando la rassegna olimpica inizierà, la pandemia sarà ancora lungi dall’essere debellata, saremo nel pieno della campagna vaccinale per alcuni Paesi e ancora in attesa dell’inizio per altri (i più poveri…). Questo comporterà scelte dolorose: difficile pensare che si possa gareggiare davanti a spalti folti, difficile anche incentivare viaggi di tifosi al seguito delle varie delegazioni. Molto probabilmente saranno le prime Olimpiadi a porte chiuse della storia e proprio per questo sarà fondamentale la presenza televisiva: è vero che i contratti sono già stati firmati, ma per alleviare il “bagno economico” che il Giappone rischia (e che senza l’effettuazione dei Giochi sarebbe di gran lunga più devastante per un’economia già sofferente anche prima della pandemia) è facile presumere che si cercheranno nuove formule per incrementare gli introiti. Una situazione che rischia di prolungarsi anche per i Giochi Invernali del 2022 a Pechino, dove anzi c’è un problema in più: la mancanza di test agonistici per tutti gli impianti.

C’è per il problema della sicurezza degli atleti: le autorità sportive non possono certo chiedere che gli atleti vengano vaccinati prima di altre categorie a rischio, ma sono molte le voci che si sono levate in tal senso, quasi ritenendo la vaccinazione una “condizio sine qua non” per essere inseriti nella spedizione olimpica. Bisogna quindi pensare a un piano B: la costruzione di una bolla, ma non come quelle alle quali siamo ormai abituati e che hanno permesso dall’estate scorsa di riprendere almeno parte delle discipline sportive di vertice (va detto, non sempre con successo considerando i tantissimi casi di contagi fra campioni), tutto il Giappone dovrà trasformarsi in un luogo accogliente e sicuro e certamente non sarà per nulla facile. C’è anche un altro aspetto, che riguarda strettamente i vari Paesi partecipanti e quindi l’Italia, il Coni: evitare a qualsiasi costo contagi fra gli atleti all’ultimo momento. Ragazzi che hanno investito anni della loro vita per essere presenti, per giocarsi la grande chance rischiano di non poter gareggiare proprio all’ultimo momento, per un tampone positivo. Un esempio in tal senso molto negativo lo abbiamo visti nello scorso autunno con il Grand Prix di judo a Budapest: la nazionale italiana era partita con tamponi effettuati in anticipo e tutti negativi, appena arrivati nella capitale magiara 3 atleti e altri appartenenti allo staff erano invece positivi e asintomatici, risultato l’esclusione dell’intera nazionale dalle gare. Un’eventualità che potrebbe concretizzarsi anche a Tokyo e non ci sarebbe nulla da ridire, considerando che la sicurezza di ognuno deve essere sempre il primo dettame. Bisogna ragionare su questo, costruire un percorso di approccio alla capitale nipponica che garantisca l’esclusione di qualsiasi possibilità di contagio, partendo con largo anticipo (e non va dimenticato che il Giappone potrebbe anche chiedere una quarantena preventiva all’arrivo sul proprio suolo, come avvenuto per i tennisti in Australia in vista dell’Open). Cosa per nulla facile, se si pensa che il Tour de France finirà appena 6 giorni prima della gara olimpica su strada. Insomma, l’avvicinamento verso i Giochi è tutt’altro che semplice e spedito, incrociamo le dita.
Credito foto hompage: organizzatori
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7