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CONTADOR, L'ADDIO DEL PISTOLERO CORTESE
di CicloZeman
C’è una cosa che manca di Alberto Contador ora che nel mondo dei corridori non c’è più, dopo aver concluso la sua carriera agonistica con il podio sfiorato alla Vuelta di Spagna al termine di una gara corsa alla bersagliera, sempre all’attacco: è la cortesia. In un mondo che nel nuovo secolo si è trasformato, con una cascata di denaro che ha portato i più forti (molti, non tutti) sì ad arricchirsi, ma anche a vivere in un mondo ovattato come quello dei calciatori, Contador è sempre rimasto a contatto con la gente, sempre disponibile per un autografo, una foto, soprattutto dando la sua disponibilità a chi nel mondo ciclistico lavora con altre mansioni, vedi i giornalisti.
 
Contador, professionista dal 2003 al 2017, è uno dei 6 corridori capaci nella storia di vincere tutti i tre grandi Giri, un elenco che comprende Anquetil, Merckx, Gimondi, Hinault e – successivamente allo spagnolo – Nibali, ossia la crema del ciclismo sportivo. La sua collezione porta 7 successi, ma non va dimenticato che il Tour 2010 e il Giro 2011 gli sono stati tolti per un caso di doping risalente proprio alla giornata di riposo al Tour che è rimasto sempre avvolto nel mistero, con l’iberico che ha sempre parlato di contaminazione alimentare. Sicuramente quella vicenda ha avuto un influsso sulla sua seconda parte di carriera anche se sono arrivate ancora vittorie, alla Vuelta 2014 e al Giro 2015, ma il Contador perfetto padrone delle corse, capace di vincere anche senza conquistare una tappa, era ormai passato, e questo lo si capiva soprattutto valutando il suo rendimento a cronometro, una volta suo punto di forza ma nel finale di carriera non più risolutore.
 
I risultati di Contador acquistano maggiore valore alla luce di quanto avvenne all’inizio della carriera professionistica. Nel 2004 lo spagnolo già aveva fatto vedere il suo talento essendosi aggiudicato l’anno precedente la cronometro finale del Giro di Polonia. Alla Vuelta a Asturias un malore lo estromette dalla corsa, ma non è un malore comune: si tratta di un aneurisma cerebrale, dal quale Contador si salva per miracolo. Ci vorrà un anno per tornare alle corse, ma proprio quell’episodio gli ha sempre dato una grande forza, tale da lottare anche quando il fisico non rispondeva alle sue richieste, nelle tappe più dure.
 
Alla carriera del Pistolero, così chiamato per il classico gesto con cui salutava al traguardo le sue vittorie, mancano successi nelle classiche d’un giorno, sacrificate forse per essere efficiente nelle gare a tappe, ma più probabilmente perché non aveva nelle sue corde il colpo da KO neanche in gare come Liegi-Bastogne-Liegi, Freccia Vallone o Lombardia che più si addicevano alle sue caratteristiche. Resta però un grande, uno fra i più bravi nel saper “leggere” la corsa e nel saper interpretare un ruolo, che nell’ultima Vuelta è stato quello del Don Chisciotte sempre lancia in resta, alla fine capace del colpo a sensazione all’Alto de Angliru. La maniera migliore per salutare.
Credito foto: https://www.facebook.com/AlbertoContadorFanPage/
Credito foto homepage: https://www.facebook.com/AlbertoContadorFanPage/