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LA SCONFITTA
di Stefano Conca
C'è solo una cosa che un cicloamatore proprio non riesce a mandare giù; un peso che gli si pianta sullo stomaco come il fritto di un ristorante cinese di periferia; peggio del cetriolo se non hai gli enzimi per digerirlo e dei broccolini di Bruxelles: LA SCONFITTA. Metti un pomeriggio di ottobre, con l'anticiclone africano che ha smarrito la bussola e se ne sta svaccato sul mediterraneo come se fosse agosto. Metti un gruppo di cicloamatori vestiti ancora in estivo che pedalano disimpegnati su una provinciale in mezzo ai campi. Li stai vedendo? Te li immagini mentre ridono e se la raccontano come vecchi amici di sempre? Li stai sentendo? Mentre a turno si fanno scherzi come dei bambini? Bene! Tutto procede, i chilometri scorrono lenti sotto i copertoncini e il tempo passa. Ora un cavalcavia che sembra il Mortirolo, e una salitella che pare lo Stelvio.  Poi un lungo curvone che assomiglia alla parabolica di un velodromo. L'idea di fare un giro tutto così, ad andatura controllata, da un lato ti annoia, dall'altro è confortante; perché non si può andare sempre a tutta. Le battute si sprecano, e l'istigazione è più attraente di una ruota full carbon profilo 80. Qualcuno finge di scattare, ma nessuno lo segue. All'improvviso mentre sorseggi i tuoi sali sciolti nell'acqua, il rumore di un pignone sgrassato e con la maglia di un altro colore irrompe molesto e ti passa al doppio della tua velocità. Pensi: No, no, oggi sto qui. Oggi non mi muovo. E intanto sai PERFETTAMENTE che non sarà così. E senza dare troppo nell'occhio, la cadenza sale e ti metti a ruota. Le mani aumentano la presa e la schiena si abbassa. Il cuore pompa più forte; il sangue infuoca i pedali. Giù un dente e ti metti davanti a tirare. Dietro si organizzano e spingono. Senti il respiro sul collo e sei oltre i 40km/h. Partono le fughe, piccole e veloci. Vai a chiudere, una, due, dieci volte. Le gambe urlano e ogni tanto respiri. Rilanci, e ancora rilanci. I tuoi compagni aumentano e gli "stranieri" seguono. Tu in mezzo ripensi: no, non ce la posso fare, sono stanco, troppo stanco. Oggi doveva andare in modo diverso. Un giro tranquillo. E invece ancora qui a farmi scoppiare il cuore. Qualcuno parte da dietro e da una frustata da 50km/h. Ancora un altro dente e cerchi di stare lì, di non perdere la ruota. Si gira in fila doppia ma quello davanti fa il buco. Cerchi di saltarlo ma il fiato è finito. C'è un tappo sopra i polmoni, che ti spegne la luce. La testa pedala ma non basta. Preferiresti morire ma sei costretto a mollare. Perdi contatto, e li lasci andare. Fuori soglia, fuori i denti, fuori tempo, fuori dal gruppo! In fondo alla strada sembrano fermi, se solo avessi ancora una piccola scintilla potrei provare a riprenderli. Perché non passa un trattore al quale appiccicarsi??? Dove sono i trattori quando servono??? Sconfitto torni a casa e per 3 giorni cercherai di raccontarti tutte le scuse per non ammettere di avere semplicemente fallito. Al bar ti inventerai di aver avuto un problema al cambio che ti ha costretto ad abbandonare. Nessuno ci crederà, nemmeno tu mentre lo stai dicendo; ma il prossimo fine settimana è alle porte, ti butti tutto alle spalle e che vinca il migliore!
Credito foto: www.verywell.com
Credito foto homepage: Archivio Sport Service