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NOENE e CICLISMO: realtà o moda o ....?
di Alessandro Schiasselloni
Operatore Tecnico del Benessere in Riflessologia e Mental
Molto spesso si sottovaluta l'importanza che ha il piede nella pratica dello sport.

 
IL PIEDE E' IL PUNTO DI CONNESSIONE FORZA MUSCOLARE E MEZZO MECCANICO : mai scordarlo!!
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Le pedivelle aiutano a compensare gli scompensi posturali, bloccandolo, ma anche creano danni enormi sulle articolazioni e quindi su tutte le catene muscolari/tendinee e intrarticolari.
 
Il piede e' un organo assai complesso costituito da un numeroso insieme di ossa, articolazioni, legamenti, muscoli e tendini: il suo valore e' assoluto per la salute della struttura generale.
 
Tra i compiti principali del piede c'è quello di informare sulla natura del terreno sul quale viene ad operare attraverso le vie sensitive tattile e "propriocettiva": input e feed back sensoriale motorio e di equilibrio , nel ciclismo la guida del mezzo.
 
Provate a fare forza con una mano parzialmente bloccata o con disordini nella sua morfologia o con un guanto stretto e magari non conforme alla natura funzionale del medesimo.
 
Questa funzione risulta estremamente importante in quanto rappresenta uno degli elementi principali di salvaguardia della sua integrità e di quella, più in generale, di tutto l'apparato locomotore.
La "conoscenza" della superficie di appoggio, infatti, costituisce un elemento modulatoredell'azione muscolare che consente il mantenimento dell'equilibrio e la deambulazione e della trasmissione delle forze e dell'equilibrio: si guida il mezzo anche con i piedi!!!
 
Anche dal punto di vista biomeccanico, la funzione del piede è essenziale in quanto, oltre che rappresentare il tramite con la superficie di appoggio del nostro corpo, funziona come una sorta di ammortizzatore biologico capace di assorbire l'energia meccanica generata nell'impatto con il terreno, immagazzinarne parte sotto forma di energia elastica, trasmettere, nella fase di spinta, la forza generata dai muscoli.
 
In ambito prettamente sportivo, queste possono riguardare una diminuzione del rendimento meccanico nell'esecuzione di molti gesti tecnici,  quindi della capacita' di spingere e sviluppare la potenza degli arti inferiori direttamente per ogni "rpm" ( giro di pedivella) , sia seduto che logicamente in piedi.
 
Dal punto di vista medico, invece, una alterazione dell'appoggio può rappresentare causa o concausa di eventi patologici riguardanti il piede stesso o strutture diverse anche ad esso non collegate, come ginocchia, bacino e colonna vertebrale.
 
In tale ottica, il ciclismo merita alcune considerazioni particolari.

 
Nella dinamica della pedalata, infatti, ciascuna articolazione e segmento scheletrico coinvolti ricoprono una specifica funzione che si differenzia nettamente da quelle ricoperte nella deambulazione e nella maggior parte dei movimenti sportivi.

 
Ricordo che deambuliamo tutta la vita in piedi e non spingendo due pedivelle.
 
Per cui il compromesso nell'uso del piede e' sacrificato ad una piccola parte di esso per un numero " infinito" di evoluzioni nell'arco della vita ciclistica, per non parlare di chi agonisticamente percorre anche 30.000 km all'anno con forse variabili elevatissime che trovano spesso nella stanchezza la parte peggiore del gesto biomeccanico e quindi di ovvie pressioni sul metatarso e  quindi sull'avampiede.
 
Nell'esecuzione della maggior parte delle azioni sportive viene utilizzata gran parte della pianta, all'interno dello scarpino invece, come dimostrano molti rilievi scientifici, la maggior parte della spinta è concentrata in una piccola zona corrispondente, con buona approssimazione, alle cinque teste metatarsali (arco anteriore trasverso) ed a parte dell'alluce.
 
Questo è certamente un elemento importante da considerare per due motivi.
Il primo riguarda il fatto che la concentrazione del carico su una superficie ridotta può favorire l'insorgenza di patologie da sovraccarico a carico delle strutture anatomiche sovrastanti come le frequenti e dolorose metatarsalgie complicate, talvolta, dall'interessamento anche dei rami nervosi che decorrono in quelle zone.
 
Il secondo ha una valenza di tipo biomeccanico: l'area di pressione, infatti, per essere più efficace deve essere prossima al pedale, in altri termini il centro di spinta all'interno dello scarpino deve essere il più possibile vicino alla proiezione verticale dell'asse del pedale. Ogni piccolo errore di posizionamento determina, infatti, perdita di parte dell'energia meccanica che deve essere trasferita alla pedivella e un lavoro supplementare da parte della muscolatura per stabilizzare l'articolazione.
 
La regolazione corretta delle tacchette è quindi essenziale in tal senso. Pochi millimetir fanno spesso grosse differenze. Inoltre durante la vita ateltica, da principiante a agonista o cicloturista scalatore, spesso si cambiano gli assetti della bici e delle tacchette.
 
Il dilemma e' infinto, se non si trova un giusto esperto in materia.
 
Di solito piu' una persona e' principiante piu' setta tutta la bici e attrezzatura inmaniera errata: questo e' uso comune ed e' la maggior causa di danni funzionali alla struttura .
 
Piu' una persona è inesperta più deve affidarsi ad un  tecnico : mai e poi mai il contrario.
 
Non spendete solo i soldi per i pezzi materiali, ma anche per l'esperienza e la scienza.
 
Ciò per il motivo che è difficile tener conto di tutte le variabili anatomiche proprie del piede e, come se non bastasse, della possibile presenza di paramorfismi come il piede "piatto", "cavo", "valgo", "varo" (vedi oltre) che possono variare la localizzazione del centro di spinta.
 
È chiaro, quindi, che si cercherà, di volta in volta, attraverso i vari metodi proposti, di raggiungere il miglior risultato possibile anche se, a mio avviso, è necessario verificarne l'esattezza, in allenamento, affidandosi alle sensazioni percepite nella spinta ed agli effetti generali sull'efficienza dell'azione di pedalata.
 
E NOENE come puo' interragire in questa sistuazione?
 
Riducendo le "vibrazioni " non e' una favola ma una realta' : poche parole, provare per credere.
 
RIASSUMENDO :
 
- Conviene sostituire le solette interne delle scarpe con Noene?
Non posso dire di SI in maniera assoluta, ma provare , costa poco e se funziona avete ridotto in parte, non dico completamente i vostri "disordini posturali" .
 
- Quale delle Noene utilizzare ?
SP 01 : sotto le solette orginali, le consiglio a chi vuole mantenere il sistema originario, sopratutto per chi ha un'arco plantare poco accentuato (piede piatto) e per chi usa gia' plantari ortopedici specifici.
 
ErgoPro AC+ : sostituiscono le solette originali, grazie alle loro proprietà consentono una migliore azione di spinta sul pedale con evidente miglioramento della perfomance. Vedi presentazione nel video collegato.
VIDEO PLANTARE ERGO PRO AC+
OFP2 : ottime per chi utilizza scarpe con suola in carbonio e vuole sostituire quelle originali con una soletta "neutra" e ne tra anche beneficio alla circolazione , spesso compromessa per la dinamica nell'uso della pedalata solo anteriore del piede e della compressione arterie e vene del bacino sulla sella. Eventualmente ritagliarle nella forma delle solette originali delle scarpe.
 
Ho passato una vita a studiare il piede, ad ascoltare il mio corpo: non ho dubbi e uso Noene in tutte le scarpe: bici, trekking, di tutti i giorni . Perche' non dovrei farlo? Mi trovo bene e lo stesso i miei pazienti, per cui abbino spesso Noene come aiuto per stimolare la "guarigione naturale".
 
Inoltre tratto i clienti con tecniche di riflessologia e sblocco del piede: la sinergia e' la soluzione migliore, siamo un corpo molto complesso e mai ci sara' un'unica soluzione, ma la somma di piccoli dettagli che portano alla maggiore % per risolvere in parte ogni lato "oscuro" che vede nel dolore la parte finale di avviso, prima del trauma o della compensazione , quest'ultima utile ma spesso piu' dannosa del disordine biomeccanico originale.
 
Come primo approccio eseguo sempre una valutazione posturale su un'asse , in maniera podalica eretta: si parte sempre dalla natura per arrivare al gioco, cioe' in questo caso il ciclismo.
 
Ricordo che i disordini posturali posso essere "ascendenti " ( dal basso verso l'alto) o "discendenti" ( dall'alto verso il basso) e aggiungerei anche dal "core" cioe' dalla schiena cioe' quel punto di incrocio dove tutto e' un'interscambio tra " movimento ed equilibrio".
 
Voglio ricordare che io stesso e tante persone hanno ridotto lo stress con Noene nel ciclismo, ovvi crampi e dolori intrarticolari rotulei, oltre che mal di schiena - spalle e cervicale.
 
SIAMO TUTTI UNITI, SIAMO UNA MACCHINA INCREDIBILE: un pezzo di plastica.... non cambiera' mai questa macchina, ma sara' una parte di essa quando per gioco o per professione diventa mezzo locomotre a due ruote.
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