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SCALATORI O PASSISTI?
di Stefano Conca
Sembrerà un'ovvietà, ma la bici da corsa è stata concepita per “correre”, ovvero per gareggiare. La forma del telaio, la sezione affilata delle ruote, il manubrio abbassato
che ti permette di stirarti lungo il tubo orizzontale per diminuire la resistenza all'aria e fenderla,  la tipologia di rapporti e i pesi in gioco sempre minori, danno a tutti (anche ai meno avvezzi) un’idea di pura velocitá! Eppure, nonostante tutto questo, i corridori si arrampicano su impervie ed impiccate strade di montagna per raggiungere i passi più alti.
Si identificano allora almeno 2 categorie di cicloamatori: gli scalatori e i passisti-velocisti.
I primi o scalatori sono normalmente, ma non necessariamente, più leggeri; possono avere
un trascorso su MTB e certamente sono, a prescindere, dei grandi amanti della montagna in tutte le sue forme. Si mischiano a tutti gli altri cicloamatori, ma alcuni segni distintivi ci permettono di individuarli:
- al comparire di un cavalcavia all'orizzonte, cambiano espressione in viso e si scatena il GranPremio della montagna.
 
- quando c'è vento forte e minaccia pioggia, si sentono a loro agio.
- di solito montano la compatta.
- hanno sempre la mantellina nella tasca centrale della maglia anche se c'è l'alta pressione africana.
- infine quando si comincia a menare oltre i 40km/h, saltano.
 
I secondi o passisti-velocisti sono gli amanti del "piattone", hanno un indole "racing", e soffrono addirittura la salita del box di casa. Anche questi ciclotipi possono essere riconosciuti da alcune caratteristiche:
- di fronte ad una salitella, si azzittiscono, arretrano fino a raggiungere la coda del gruppo, e crollano psicologicamente.
- danno il meglio sotto il sole cocente, hanno una muscolatura prorompente e odiano sporcarsi.
- montano il 53/39, alcuni anche il 54.
- non sanno cosa sia l’agilità.
- il nastro del manubrio alto è praticamente nuovo.
- considerano le ruote a profilo basso, un sacrilegio.
 
"Rampichini" e "chronoman" convivono sotto lo stesso tetto. Ognuno dà il meglio di se quando entra nel suo habitat naturale. Le gran fondo, soprattutto quelle con molto dislivello, sono il palcoscenico ideale per i primi, le gare su strada progettate per i secondi. Ci sarebbe anche una terza categoria, molto rara, sofisticata, che vedrebbe cicloamatori che sanno far bene tutto. Ma a noi piace pensare che tra i fedelissimi delle due ruote, esistano dottrine distinte: quelli che vogliono salvare il mondo a 53 denti e quelli a 34. Ma sempre e rigorosamente a pedali!
Credito foto: Archivio Sport Service