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ITALIA VS RESTO DEL MONDO
di Stefano Conca
Noi Italiani compriamo auto straniere, moto straniere, prodotti stranieri. Non ci interessa molto tutelare il made in "casa nostra", come fanno i francesi, gli americani e altri paesi.
Se per certe categorie di prodotto, questo è comprensibile (anche se spesso discutibile) per il mercato delle due ruote leggere, suona un po' di "esterofilia" ostinata. Infatti, l'industria italiana di bici e componenti, è un centro di eccellenza mondiale.  Tuttavia i brand più venduti nel nostro paese sono per lo più americani o tedeschi. Per non parlare dei "gruppi", che vedono nel complesso Japan e stelle e strisce in netta maggioranza rispetto all'Italia.
 
Sorvolando sui valori razionali delle scelte commerciali, sugli indicatori economici, sull'andamento delle vendite dell'ultimo trimestre, diamo uno sguardo al meraviglioso universo dei cicloamatori dove serpeggiano diverse leggende che di paese in paese, e di bocca in bocca diventano DATI DI FATTO! Alcuni "marchi" sono top, altri sono accettati, diversi sopportati, ed infine alcuni maldigeriti.

Le bici americane vanno più forte. Se ti presenti all'appuntamento della domenica in sella ad un cavallo che mastica una foglia di tabacco e che comincia con S e finisce con ED, oppure che inizia per T e finisce con EK, o ancora con C ed ALE, sei sicuramente uno che va forte, che segue la moda e che ha soldi da spendere. La gente ti guarda con rispetto ed ammirazione (anche se vai piano).
 
Pinarello è l’unica alternativa in Italia. Più di 10 Tour vinti negli ultimi 20 anni, tante classiche, olimpiadi, mondiali l’hanno innalzata nel mondo come l’unica alternativa agli americani in termini di performance. Anche in questo caso spesso servono quattro 0 per comprarla ma averla é uno status symbol e di solito non vanno mai piano quelli che la possiedono, ma siamo sicuri che il merito sia solo della bici?
 
Canyon è bella, costa meno ma… Un lavoro straordinario negli ultimi 10 anni, le loro squadre PRO che vincono o comunque sempre protagoniste, eppure questo acquisto on line dal rapporto qualità/prezzo insuperabile rimane ancora incerto nel percepito. Il timore è sempre il medesimo: "ma se poi hai bisogno di qualche regolazione?" Bici ancora da tuttologhi...

La Colnago è una super bici ma per la pensione. Qui stiamo parlando di un brand che ci invidia 3/4 del pianeta, ma che tra alcuni gruppi di appassionati ITALIANI è ormai percepita come una bici un po' "troppo comoda", e per questo dedicata a chi è un po' avanti nell'età e ha bisogno di un ronzino, piuttosto che un purosangue. Serve un po’ di marketing?

Bianchi vende solo all’estero. Azienda storica nata nel 1885 a Milano rappresenta un'icona globale. E' il target di migliaia di appassionati di tutto il mondo esclusivamente nella colorazione “celeste Bianchi". E’ la storia del ciclismo italiano: Coppi, Gimondi, Argentin, Bugno ma sono passati troppi anni. Servirebbe un Fabio Aru!  In Italia ha comunque una buona diffusione, ma ancora non raggiunge "i numeri" che si meriterebbe... ma qualcosa si sta muovendo negli ultimi 3 anni.

Wilier. Questo glorioso marchio ha sostanzialmente deciso di puntare alla gamma media-alta tra i made in Italy, e il mercato gli ha dato ragione ma ha perso un po’ di appeal tra coloro disposti a spendere tanti soldi per la convinzione che con bici costose si va più forte: ma è una vera perdita?
 
De Rosa l'ultima bici da regalarsi prima del desio! Forse, e dico forse, questo poteva essere detto 10 anni fa. Oggi la modernissima azienda De Rosa si è disfatta definitivamente di quell'immagine artigianale e un po' retrò, per rivestire assieme a Pininfarina un ruolo racing, di classe e altamente innovativo. Mezzi da "sparo" dalle colorazioni ricercate e dai preziosi allestimenti. Chiamarle biciclette, adesso, sembra davvero riduttivo.
 
Le leggende metropolitane nascono per caso, dal passaparola, da un aneddoto raccontato al bar, una menzogna detta bene. Spesso sono infondate, e si smontano con altrettanta facilità, grazie ad una spiegazione attenta basata su dati reali. Ciò nonostante, alcune "etichette" sono dure a morire ed anche se comprese razionalmente, resistono nella parte più irrazionale di noi. I marchi italiani fanno scuola nel mondo, sono ancora in grado di innovare pur mantenendo uno spirito classico. Sono qualcosa che il mondo ci invidia, eppure faticano nel loro paese. E' proprio vero che nessuno è profeta in patria!
Credito foto : Archivio Sport Service
Credito foto homepage: Libera da diritti